Monday 23 February 2015

Life as we know it


C'era una volta una ragazzina magra e inquieta. Una ragazzina che non voleva essere dove era, nonostante fosse circondata d'amore. Quella ragazzina era forse un'ingrata, ma per certi versi aveva le sue buone ragioni. A quella ragazzina, quella realtà andava stretta e nemmeno lei sapeva perché. Forse semplicemente a volte le persone nascono nel posto o nel momento storico sbagliato.
Appena quella ragazzina, ormai ragazza, ha potuto, se ne è andata e non è mai più tornata. Si è installata in un'altra città e ha vissuto in altre case, a volte condivise a volte no, e ognuna di quelle case provvisorie erano più casa di quella in cui era cresciuta. Un giorno, presa dal panico, ne aveva comprata una, investendo ogni centesimo. Quella si che era casa sua. Qui in teoria si sarebbe dovuta concludere la sua storia. Qui, con la realizzazione del grande sogno italiano del lavoro fisso e della casa di proprietà. Il destino per quella ragazza aveva però altri programmi.
Per una serie di strani eventi, quella ragazza se ne era andata di nuovo. Si era chiusa alle spalle la porta di quella casa come se dovesse tornare la mattina dopo e se ne era partita a prendere un aereo, munita solo di uno zaino e un trolley. In quella casa, quella ragazza non c'è più tornata, se non, raramente, in vacanza.
Quella ragazza, ormai donna, ha vissuto in moltissime altre case da allora, tutte sono state casa e no, in tutte è stata felice e triste, bene e male. Ne ha anche comprata un'altra, questa volta sapendo che se ne sarebbe comunque andata. Oramai il sogno italiano era stato smantellato e sostituito dalla più prosaica mentalità inglese secondo la quale i soldi del mutuo sono soldi finti.
È strano però come quasi mai quella donna, che per tutta la vita ha continuato a albergare quella ragazzina inquieta, abbia provato senso di completezza, senso di essere dove davvero voleva essere.
È così che, quella sensazione, pura, cristallina, rilassante,  l'ha colta di sorpresa un paio di domeniche fa. Proprio qui, in questo posto così lontano e alieno, così diverso dalla sua visione di casa.
Quel giorno quella donna stava pedalando una bici attaccata a un carretto, di ritorno da uno stupido parco con scivoli e altalene, dove aveva incontrato un'amica che l'aveva invitata a pranzo e poi un'altra amica che l'aveva invita a prendere un tè, e poi e poi. A un certo punto si era sentita bene. Si era sentita esattamente dove voleva essere ed ha accarezzato l'idea che forse, dopo tutto, questa vita è proprio la vita che voleva.
Quella donna, finalmente, a 40 anni, pedalando in una serata tiepida di inverno, ha sentito che forse, e sottolinea forse, qualche nodo si sta finalmente iniziando a sciogliere. Ha sentito che a 40 anni non ha più voglia di sentirsi fallita perché ha condotto una vita, sia personale che professionale, fuori dagli schemi e, sopratutto, ha sentito che è parecchio stufa di aver paura di qualche mostro in agguato sotto il letto.

Tuesday 10 February 2015

Perdizione

Run Barry Run

Lo ammetto sono perduta. Ho completamente abbracciato lo stile di vita americano.
Fast food, coca cola e usa e getta? No, non quello stile.
Lo stile di vita dello houstoniano medio borghese, per il quale la vita ideale consiste nei seguenti agili step:

  • portare i bambini ai giardini vestito in tutina di acetato come un supereroe;
  • mollare i bambini li con qualcuno, tata messicana per i ricconi di WestU, babbo per me.
  • andare a correre.
  • tornare tutto sudato ai giardini
  • fare pic nic sulla panchina al sole di un pomeriggio di febbraio o tornare a casa per pranzo in bicicletta.

La mia trasformazione è quasi completa, come dimostrato dalle magline di acetato ultimamente acquistate. Devo solo scolpirmi il fisico, perché competere con queste yummy-mummy che vedi a spingere passeggini da corsa, sogno erotico di ogni babbo di ogni bambino compagno di scuola dei miei figli... è dura!

Wednesday 4 February 2015

30 anni



Vengo sempre bollata dal mio delizioso marito come quella che non sa fare né apprezzare le sorprese.
Allora oggi che è il suo compleanno, e che cambia decennio, perché di grazia non sono solo io quella che invecchia, mi sono impegnata tantissimo.
Sono settimane (via forse settimane no... qualche settimana) che ci penso e ripenso e alla fine avevo deciso di seguire il consiglio di una amica e fargli 30 piccoli regali. Poi però ho realizzato che ero a corto di idee.
Allora ho optato per 10 regali, che è un dividendo, e mi sono inventata la scusa che ognuno vale tre.

1. quaderno per sproloqui matematici 100% riciclato comprato in uno dei suoi negozi ecosticazzi preferiti
2. secondo quaderno uguale
3. mutande tecniche per correre
4. secondo paio di mutande tecniche per correre
5. maglietta tecnica per correre

- meno male che adesso andiamo a correre insieme, questo genera inputs per regali focalizzati anche se forse non fantasiosissimi

6. maglietta con scritto "we bike" perché adesso abbiamo anche messo in moto il carretto per trainare i bambini in bicicletta e andremo in bicicletta moltissimo

-di necessità considerando che abbiamo una sola macchina e andiamo a lavoro in posti diversi

7. contenitori per tenere i bagagli ordinati in valigia visto che quello parte una settimana si e una no.

8. AMACA PER DUE

-Ok questo forse non era proprio pensato per lui come regalo, ma ha fatto un figurone.

Il nono e il decimo non li ha ancora visti, ma quando questo post andrà live non ci sarà più nulla da nascondere, perché saremo al TOYOTA CENTER a vedere Rockets vs Chicago Bull e onestamente NON VEDO L'ORA. La mia prima partita NBA. Non vedo l'ora.

(il nono regalo e' una cena al sacco vegetariana ecoboffa comprata in un posto buonissimo e consistente in panino vegetariano, e sides di quinoa e kale e scusare quanto ce la tiriamo alimentarmente in questa famiglia).

p.s. bambini sbolognati a amica che viene a casa e si magnerà pasta al forno (in preparazione) e muffin al cioccolato (fatti).

Sono fiera di me. Siatelo anche voi.